Strette di mano proteiche e zucche: la newsletter di Ottobre

Nei miei piani questa newsletter sarebbe dovuta esser scritta a Pisa, o a Genova o magari dal treno Genova-Pisa, di ritorno dal Festival della Scienza dopo aver fatto la presentazione dell’ultimo Comics&Science e aver visto l’esposizione a Palazzo Ducale.
E invece, come succede da 8 mesi a questa parte, sono alla mia scrivania, che anche se non è fatta di memory foam ormai ha preso la forma degli incavi dei miei avambracci. O forse sono gli avambracci ad aver preso la forma della mia scrivania?

Ciao gente! Sia chiaro, io non ce l’ho con le restrizioni – che considero sensate – mi dispiace solamente perdermi le sovraccoperte di focaccia genovese
che ottimisticamente pregustavo da mesi.

Qua in Inghilterra è tempo di Halloween. Per quanto sia una festa che non ho mai celebrato, da quando vivo qui un po’ mi diverte: le porte delle case si addobbano davvero di zucche intagliate, che poi vengono accese la sera del 31. Nelle stradine inglesi fa un effetto davvero suggestivo.

Forse ormai si fa anche in Italia, nel caso scusate per il mio essere diventata vecchia.

Mettere una zucca fuori non è solo decorazione: è anche il segnale per i bambini inglesi per dire che quella casa partecipa al gioco, e che se suonano riceveranno dolcetti. Trovo che questo modo organizzato e distanziato di rendersi disponibili al contatto umano sia quanto di più intrinsecamente inglese ci sia, e incontra totalmente la mia approvazione. Il mio primo Halloween non conoscevo la regola, per cui lo trascorsi così

più terrorizzata dall’idea di dover avere una interazione con dei bambini – e in inglese per giunta – che di eventuali rappresaglie dovute alla penuria di dolcetti per casa.
Chissà come sarà quest’anno? Faranno trick or treat su zoom? Che tristezza.

Non nascondo che il mio morale è un po’ sotto le scarpe ultimamente, per via di una monotonia che non vede luce e del senso di colpa di sapere che nonostante tutto a me sta andando bene, ho un lavoro e posso farlo da casa ecc… però resta che l’emozione massima di queste settimane è stata cambiarmi il maglione per le diverse presentazioni che ho fatto


giusto per aggiungere un po’ di pepe alle mie giornate. Però! Ci sono anche cose belle: parlare con Roberto Natalini e Andrea Plazzi ad esempio è sempre divertente, e ci potete ascoltare oggi alle 18 sul canale youtube del National Geographic Festival delle Scienze 2020. Che maglione indosserò? Suspense!

E anche i disegnetti mi rendono felice: per Chemistry World ho disegnato proteine che si stringono le mani (ah, beate loro che possono!). A seconda dei punti di contatto si mandano segnali – riusciremo a ingegnerizzare queste interazioni?

Se vi interessa scoprirlo qui potete leggere l’articolo.

Infine – e poi la pianto – il mio libro è stato tradotto in coreano! Questa è una notizia che mi ha mandato ai pazzi per qualche giorno, lo ammetto: pensare che entrando in una libreria dall’altra parte del mondo ci puoi trovare dei miei fumetti mi riempie di una gioia poco descrivibile.

Ma basta parlare di me

Questa volta faccio una cosa un po’ azzardata e vi consiglio

un libro che ancora non solo non ho letto, ma non ho nemmeno visto. Lo ha scritto Donato Grasso, che ho scoperto grazie a una delle presentazioni del Festival della Scienza, e si intitola Il formicaio intelligente. Come vivono e che cosa possono insegnarci i più sociali tra gli insetti. Cosa possono insegnarci? Non lo so ma VOGLIO saperlo. Dovrebbe arrivarmi oggi, e non sto nella pelle.

Se vi interessa sapere com’è scrivetemi e poi ve lo dico in privato.
Per chi è un tristone e non si elettrizza sulle società delle formiche ho anche un altro consiglio di libri, questa volta certificato dall’averlo letto prima.

È un fumetto scritto da Eleanor Davis. The hard tomorrow è una lettura che mette un po’ di angoscia addosso: si ambienta in un futuro dove i cambiamenti climatici sono più avanzati di adesso, Zuckerberg è il presidente degli Stati Uniti e lo stato ha un controllo capillare sull’attività della gente. Davis è bravissima a disegnare, a creare dei personaggi vivi e vividi e a scrivere dialoghi davvero spontanei. Brividi e pelle d’oca.

Infine vi consiglio la mia ossessione degli ultimi tempi, nella persona di James Acaster, uno stand up comedian incredibilmente bravo. In UK è piuttosto conosciuto, ma io spero di giocare sulla distanza che ci separa per svelarvi qualcosa di nuovo. Lo trovate su Netflix in uno spettacolo totalmente suo che si chiama Repertoire. Guardare stand up non dal vivo è un po’ uno schifo lo so, ma almeno non ci si deve nascondere in ultima fila per paura che ti chiamino dal palco, e ci sono i sottotitoli per le battute più difficili.

Non fatevi abbattere dal cambio dell’ora! Noi ci risentiamo a fine novembre, ciao!

 

 

fatto! Ci sentiamo a fine novembre 🙂

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