Bilinguismi mancati e pannelli in piazza: la newsletter di Gennaio
Uno dei falsi miti del vivere all’estero è che ti renda, velocemente, bilingue. Anche se al giorno 1 il tuo inglese è
Ti aspetti che in sei mesi sarai tipo
E invece, l’amara e dura verità è che molto più verosimilmente il percorso andrà così (per necessità di scrolling questo grafico è ruotato di 90 gradi: in verticale c’è lo scorrere del tempo, in orizzontale l’abilità linguistica)
Oh, poi magari sono solo negata io per le lingue eh. E forse, se il mio lavoro mi inducesse a parlare con altre persone su base quotidiana, il mio inglese sarebbe un po’ più decente.
Nonostante non mi senta di padroneggiare la lingua, il mio rapporto con la burocrazia inglese è di indipendenza assoluta, e anche di poca ansia. Che, vista la mia indole da criceto, è tutto dire.
Questo perché i siti istituzionali britannici sono scritti in plain English, cioè in “inglese semplice”. Non è una cosa che gli è venuta naturale, bensì negli anni 70 c’è stata una campagna per rendere più accessibile l’informazione di cose essenziali: salute, leggi, tasse etc. C’è proprio un manuale di consigli su come usare parole più di uso comune
In più per ogni cosa che ti viene detta c’è un piccolo esempio, giusto per farti avere un’idea pratica della teoria. Quando sono in Italia penso spesso al plain English
Non scherzo: durante il covid in Puglia c’era questo messaggio sui treni.
È possibile che, lavorando spesso nella divulgazione, io abbia sviluppato un rigetto delle forme inutilmente complicate: mi sembrano al meglio una dimostrazione di insicurezza, al peggio un bisogno di rendersi impenetrabili e ambigui. Nel mezzo c’è solo l’inettitudine del sistema, e del fare come si è sempre fatto. Se in letteratura avere un vocabolario ricco crea arte e pensiero laterale, possiamo invece essere direttə quando stiamo trattando di cose pratiche?
Buondì! La mia polemica del giovedì è sponsorizzata dal sito dell’Agenzia delle Entrate, dove ieri ho aiutato a fare domanda per non pagare il canone RAI. Questa è la schermata che ti si presenta davanti quando inizi la procedura. Ma possibile?
Mentre aspetto di iniziare la mia campagna per un italiano semplice nelle istituzioni, comincio dalla divulgazione scientifica. Il lavoro che vi racconto oggi sarà nelle pubbliche piazze da questo weekend. Infatti a Padova inizia un progetto di divulgazione sul cancro: capire cos’è, come si comporta, come si cura. Ci saranno varie talk sull’argomento: se vivete da quelle parti consultate il programma!
Io negli ultimi mesi ho lavorato con due ricercatrici, Paola Caccin e Lavinia Ferrone, per fare tre pannelli che spieghino come funziona la cooperazione cellulare
e come cercare di prevenire il cancro
Ogni pannello ha un fumettone che spiega i punti chiave, ma ci saranno anche delle persone in grado di rispondere a domande e dubbi che potreste avere. Io purtroppo non sarò lì, ma se ci andate mandatemi una fotina dei pannelli: ne sarò un sacco felice.
così ♥
Ma basta parlare di me
Per prepararmi a questo progetto Lavinia Ferrone mi ha consigliato di leggere un libro sul cancro che aveva tradotto. Scritto da Athena Aktipis, il libro si intitola Secondo natura, come l’evoluzione ci aiuta a ripensare il cancro e l’ho molto apprezzato, soprattutto per come riesce a comunicare come in biologia tutto si basa su equilibri, senza una direzione predeterminata.
In queste ultime settimane mi sento — più che mai — di aver bisogno di connettermi e fare rete con gente che continua a credere nei diritti umani. Trovo sempre interessante la newsletter di Alice Orrù, Ojalà, che parla di linguaggi inclusivi, leggo Giulia Blasi, ascolto Vera Gheno (ma questo lo potete fare solo se avete un abbonamento al post) e Matt Bernstein (il suo podcast è A bit fruity, giusto per iniziare anche a capire come reagiscono oltreoceano). Se avete anche voi dei suggerimenti di spunti interessanti, me lo scrivete? Grazie!
Recentemente ho chiesto consigli su manga da leggere, e mi è stato suggerito Hirayasumi di Keigo Shinzō. È una storia che si svolge in slice-of-life, cioè ogni capitolo è come una breve fotografia di un momento della vita dei personaggi, con una progressione cronologica non continua. A volte serve che ci venga scaldato il cuore, questo fumetto lo fa benissimo.
Noi ci risentiamo a fine Febbraio! O, come direbbe Trenitalia: si ricorda che che la presente lettera circolare è diffusa con cadenza mensile e viene inviata per via telematica alle caselle di posta elettronica degli utenti; il prossimo episodio sarà recapitato intorno alla fine del secondo mese dell’anno 2025.