WildLife in Cambridge: la newsletter di Ottobre

A fine novembre 2019 ebbi l’idea per un calendario ambientato a Cambridge: tutto partiva dal fatto che qui la fauna, anche selvatica, è molto presente in centro città. Vi ho spesso parlato delle mucche nei parchi,

Per questo avevo pensato di “raccontare di scene di vita cittadina, ma recitate dalla fauna locale”. Avevo però neanche due settimane per portarla a compimento: con i tempi di stampa e di spedizione, ho dovuto.. ehm.. sacrificare sulla realizzazione.


Questi disegni non mi hanno mai convinta molto: hanno un loro che di semplicità e ironia, ma sono troppo statici. Quindi, negli anni a seguire, ho spesso pensato di riprenderli, rifarli, e finalmente dare dignità all’idea. Ma più ci lavoravo, peggio venivano


È stato allora che ho avuto un momento eureka: non mi stavo divertendo.

Come in mille altre occasioni, il segreto (per me) per fare una cosa ben riuscita, è essere sulla stessa lunghezza d’onda emotiva di quello che voglio comunicare. Se una battuta non mi fa ridere, non farà ridere neanche gli altri. E allora: come disegno io un cigno che mi diverta? E una papera? Che dettagli posso mettere per fare degli in jokes con ə lettorə? In meno di un’ora – giuro – ho tirato giù le bozze di metà progetto.


Poi ho iniziato a comporle in illustrazioni, a inchiostrarle, a colorarle.


Infine mi sono iscritta a un mercatino di natale qui a Cambridge, per darmi la spinta finale a fare tutto il resto del progetto. Non è più un calendario, è un librino che racconta un po’ della Cambridge non turistica, la mia Cambridge.

Questi sono render, non li ho ancora stampati.

Al mercatino porterò anche delle copie aggiornate di un (altro) calendario che feci nel 2022, ché tanto l’ho venduto solo in Italia, e poche altre cose: stampe e nuvolini.

– Ehi lo voglio anche io!

Piano piano, non così tantə e non spingete! La questione “vendita in Italia” è un po’ dolente, perché — mannaggiaBrexit — non è facile districarsi fra spese di dogana e altre amenità burocratiche. Se siete interessatə mandatemi una mail entro il 21 ottobre, che poi mando in stampa e devo valutare il numero di copie da fare di conseguenza, ché la mia casa straripa già di libri così com’è adesso. Se riesco a capire come contenere i costi e poter far pagare il libro 14€ (inclusa una spedizione a piego di libri) vi avverto. Attenzione però: anche fosse, la spedizione potrà avvenire solo quando torno in Italia, cioè verso Natale. Quindi non lo comprate come regalo di Natale per qualcuno, vi arriverà troppo tardi.

prevedo un successone.

Ah, e aggiungo: è scritto in inglese, però vi manderei una copia dei testi in italiano inclusa nel pacchetto.

Ma basta parlare di me

Visto che ancora siamo in tempo vi consiglio un fumetto che ho scoperto alla ShortBox Comic Fair di quest’anno

Hibernation guide for Rabbit and Hares di Lauren Adassovsky parla di un gruppo di conigli e lepri che sta per andare in ibernazione in una casa-comune. Oltre a dei disegni tenerissimi, per me questa storia parla di famiglie non di sangue, un tema che mi è molto caro e vicino.

Se invece animali vestiti che fanno cose non vi interessano poi così tanto, ho altri due consigli:

Qualche tempo fa Luciano Perondi, e Silvia Sfligiotti, due fra lə insegnanti che mi hanno lasciato di più nella mia carriera accademica, hanno fatto una chiacchierata sull’insegnamento, che si può ascoltare qui. Da neo-insegnante mi han fatta sentire un po’ meno sola quando ho scoperto che pure Sfligiotti odia dare i voti: non avrebbe più senso dare un commento? Soprattutto all’università, in discipline come l’illustrazione?

Infine, arrivo tardi con questo consiglio, ma potrebbe interessarvi ascoltare il podcast Troubles: una storia irlandese. Una storia che io, avendola sentita raccontare più dalla controparte inglese, conoscevo poco e in maniera edulcorata. Dico arrivo tardi perché ha già vinto un monte di premi, non è che l’abbia scoperto io.

Buon ascolto! Noi ci sentiamo a fine Novembre, ciao!

Homo Sapiens e luminarie: la newsletter di Giugno

Il 17 Giugno a Pisa è il santo patrono, e per la prima volta da circa una decina d’anni ero in città proprio alla sua vigilia, in cui la città si addobba a festa per

Se vi sembra strano che non abbia detto luminaria, è perché in vernacolo pisano la chiamiamo così, senza la seconda “i”, lo conferma pure wikipedia. Io, che mi sono svezzata da troppo tempo dalla parlata pisana, mi confondo spesso e non so più quale sia la versione giusta, che poi è la ragione per cui so che esiste una voce wikipedia a riguardo.

Nei giorni precedenti alla festa, alle finestre dei palazzi vengono messe delle cornici costellate di cerchietti in fil di ferro

In ogni cerchietto verrà poi inserito un bicchiere con dentro una candela accesa

alla fine l’effetto complessivo è abbastanza bello, con le luci dei lumini che si riflettono nell’Arno. E poi si sa, le cose che hai fatto in infanzia ti piacciono per tutta la vita.

Ciao! È stato solo in età adulta che ho scoperto che in altre parti di Italia, per esempio in Salento, esistono delle altre luminarie, decisamente diverse, soprattutto come quantità di luce emessa. Da voi si fanno luminarie di qualche tipo?

Il lavoro che vi racconto questo mese è uscito a inizio Giugno: è un fumetto di 10 pagine che è stato pubblicato sul numero estivo de La Revue Dessinée.

Questa è la copertina, fatta dalla super Sarah Mazzetti

Un breve inciso per chi si è perso cosa è la Revue: è una rivista di giornalismo fatta totalmente a fumetti. Si finanzia solo con le vendite e i crowdfunding, non ha pubblicità di nessun tipo. Il mio articolo parla di una ricerca scientifica condotta da tre ricercatrici (una archeologa, una bioinformatica e una paleoantropologa);

Hanno infatti indagato sulla possibilità che homo sapiens si nutrisse anche di amido, e che questo possa aver portato a un vantaggio evolutivo, e quindi consentirci di sopravvivere, quando invece gli altri homo si sono estinti.

Fra battute di dubbio gusto

Tutorial di cucina


E conoscenza tramandata nelle generazioni

Si cerca di dare una risposta alla domanda: perché al giorno d’oggi siamo rimasti solo noi Homo Sapiens?

Un grande grazie a Massimo Colella che mi ha seguita in ogni fase di stesura di questo fumetto ♥.

I numeri della rivista si possono comprare qui, o potete farvi un regalone e farvi un abbonamento annuale.

Ma basta parlare di me

Oltre alla luminaria, a Pisa ho avuto modo di andare a vedere una mostra incredibile a Palazzo Blu sui lavori di Manuele Fior. È una mostra non grande, ma vedere gli originali di Fior è una bella emozione. Insomma se siete nei paraggi vale una visita, dura fino al primo settembre.

Era un po’ di tempo che volevo comprare Dear Data, un libro su un progetto di Giorgia Lupi e Stephanie Posavec. Per un anno queste due designer di data visualisation si sono mandate una cartolina a settimana, analizzando un aspetto del loro quotidiano e facendone una visualizzazione. Per esempio: quante volte ti sei lamentata questa settimana? Giorgia Lupi lo racconta così:

Questa immagine è stata presa dal sito del progetto.

Questo progetto mi piace molto perché trova a ogni pagina modi nuovi di raccontare storie. Se non conoscete il lavoro di Lupi, questa è una bella intervista che ha rilasciato qualche mese fa.

È un sacco che non vi consiglio un fumetto, ma in realtà da natale a oggi ne ho letti un mucchio. Pian piano mi metto in pari, oggi vi consiglio The Cyan Anthem di Lucia Biagi. Mia conterranea e quasi coetanea, Biagi secondo me ha un talento per trame avvincenti e personaggi tridimensionali. Questo mattone di libro ha anche il vantaggio di non finire troppo presto come molti fumetti fanno. Consiglio moltissimo.

Buona lettura! Noi ci sentiamo a fine Luglio!

Dal nostro divano: la newsletter di Maggio

In questo momento vi scrivo dal giardino Scotto di Pisa, e davanti a me stanno montando un palco, immagino per gli incontri del festival Giorni di Tuono, in memoria di Tuono Pettinato. È la prima volta che riesco a essere a Pisa per questo evento, e alla fine probabilmente è l’unica cosa buona che ha fatto Brexit, impedendomi di votare alle europee a Cambridge e facendomi tornare qui questo weekend.

Tuono, quanto manchi? Troppo.

Ciao. Questa newsletter arriva un po’ in ritardo perché nelle ultime settimane il mio cervello è stato pieno di fumo e immagini degli incendi nel campo profughi di Rafah. Volevo mettere un po’ in ordine le mie idee, capire che senso posso dare a questo spazio di fronte al sempre crescente senso di sconcerto e urgenza.

Ho sempre pensato, e penso tutt’ora, che non so fare informazione su questi temi: ne conosco troppo poco, non sono capace e non mi sento affidabile. D’altro canto, però, non sono d’accordo che ne debba parlare solo chi è una voce autorevole.

Sebbene io sappia che la nostra sofferenza di osservatori, vissuta al caldo e su un divano, non interessa giustamente a nessuno, credo che sia importante non tenerci il nostro sconcerto per noi. Finché gli spazi online sono pieni di bullettə che propongono il falso sillogismo “se ti opponi al genocidio allora stai coi terroristi”, è fondamentale che chi come noi è sconcertatə dal massacro in corso, sappia di non essere solə. E che il loro contributo privato: donare, scrivere ai propri rappresentantə, essere in piazza, essere informatə, è utile perché non è isolato.