Pietre miliari
Avete presente quando vi tenete dentro una bella notizia, assaporando mentalmente il momento in cui la direte a tutti, e poi quando arriva questo momento non sapete come dirla e viene uno schifo? Ecco, mi sento così adesso: sono ore che cerco un inizio a questo post e non trovo le parole.

“la gente” sarebbe mio papà e non me la sento di spezzargli il cuore dicendo che no, non sono incinta, e che invece

ah ah, questo mio papà lo sa già, ma che astuto strategemma ho usato per comunicarlo a voi lettori! Una faina proprio.
Uscirà all’inizio del prossimo anno per Editoriale Scienza, che è una casa editrice che ho stalkerato per anni fino a quando
(almeno credo sia andata così, non siamo andate troppo nel dettaglio).
Il tema che mi hanno proposto è la genetica, ed è il mio primo libro da autrice unica. Fa sorridere solo a digitarlo.
Non racconto la storia (chi vorrà se lo leggerà e io non sono per gli spoiler) ma vi parlo del sottotesto che spero di riuscire a trasmettere e che vuole una breve premessa.
C’è un video, che vi posto qui sotto, che quando ho visto per la prima volta sono scoppiata a piangere di commozione. Forse perché era la prima volta che vedevo un mondo che mi ero sempre immaginata, o forse perché ero in premestruo. Probabilmente per tutt’e due.
Quando faccio divulgazione vorrei ottenere questo effetto (no, non far piangere, cioè magari pure sì, sentitevi liberi): rendere pulsante e concreto un concetto, mostrarne la meraviglia.
La biologia cellulare per me è come guardare dalla serratura di una porta dentro un mondo enorme e dettagliato come un quadro di Brueghel, dove si stanno svolgendo mille storie contemporaneamente e ogni volta puoi seguirne una diversa. Nel libro ovviamente ci concentriamo solo su una di queste, ma ecco, spero si intraveda l’universo che c’è tutto intorno.
Può andare bene o sarà un Picasso di libro. (Mammagari fosse un Picasso di libro.)


